Ai bei tempi, ormi andati, delle scuole elementari abbiamo tutti studiato il passaggio da Preistoria a Storia, dovuto alla scrittura. Quello fu l’inizio delle grandi invenzioni dell’uomo, che da lì ha intrapreso un percorso di progresso che non si è mai più fermato. Ha avuto dei picchi, con l’incredibile ingegno dei Romani, o l’immensa conoscenza e dinamismo degli studiosi rinascimentali (soprattutto italiani, riconosciamolo!). Ha subìto rallentamenti, dopo l’invasione dei popoli barbari, che diede inizio al Medioevo, o nella cultura un po’ sterile e fine a se stessa del tardo Barocco e Illuminismo.
Dalla prima rivoluzione industriale in poi, però, l’ingegno dell’uomo ha scaturito un numero sempre più grande di invenzioni, rendendo possibili cose che la generazione precedente avrebbe fatto fatica solamente ad immaginare.
Ma cosa ha spinto la creatività degli uomini nel corso dei secoli?
La sensazione adesso è quella di avere inventato già tutto: automobili, computer, telefoni. Effettivamente negli ultimi anni il concetto di invenzione è un po’ cambiato.
Qualche millennio fa, gli scienziati dell’epoca concentrarono i propri sforzi per l’esigenza fondamentale del tempo: costruire e organizzarsi in una società. Si pensi alla ruota e alla scrittura, sono entrambe grandi rivoluzioni alla base del sostentamento di una comunità, garantendo comunicazione e trasporto. Avanzando nel tempo, l’ingegno dell’uomo ha iniziato a spostare l’attenzione sulla conquista e il dominio con i Romani, sull’esplorazione del mondo nel Rinascimento, con i primi cannocchiali e le prime mappe. Dalla Rivoluzione Industriale in poi, il mondo è iniziato a cambiare a ritmi mai visti prima. Una vera tempesta: con carbone ed elettricità il mondo è diventato sempre più piccolo e raggiungibile, fino ai nostri giorni, in cui basta un clic per collegarsi con luoghi a migliaia e migliaia di chilometri. I già citati computer, telefoni e automobili sono tutte invenzioni votate all’abbattimento delle distanze.
E invece nel mondo contemporaneo? Cosa stiamo inventando?
Partiamo dalle invenzioni dell’anno appena trascorso, il 2017. Ai primi due posti della classifica delle migliori innovazioni, il Times ha posizionato Jibo, un robot da compagnia, ed eSight, dei potenti e tecnologici occhiali che permetteranno agli ipovedenti di migliorare sensibilmente la propria vista. Non è significativo? Due oggetti che rappresentano due grandi tematiche dell’umanità odierna: il miglioramento delle condizioni di vita e il rifugio in realtà virtuali. Pensiamo alle novità tecnologiche a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi, come protesi robotiche, occhiali digitali, piattaforme on-line.
Sembrano tutte strade già tracciate, c’è la sensazione che la spinta innovativa si sia arrestata per dare spazio a un perfezionamento di ciò che già esiste. Con ogni probabilità, guardando al futuro, questa ipotesi può essere ritenuta attendibile per quasi tutti i campi.
Ma allora cosa aspettarsi negli anni a venire? Arriveremo forse a treni supersonici a basso costo, robot intelligenti da compagnia, automobili che si guidano da sole. Ma niente che non sia qualcosa di già visto, perlomeno in una forma più grezza. C’è però un campo che, se esplorato, davvero cambierebbe le nostre menti e la concezione del mondo: l’uscita dell’uomo dalla Terra, per andare a colonizzare i pianeti vicini. Può sembrare irraggiungibile, ma gli USA hanno fissato la prima missione umana su Marte per il 2030. L’invenzione di una tecnologia che permetta la vita in un luogo diverso dalla Terra sarebbe una svolta epocale: ci riporterebbe un po’ al rinascimento, quando si inventava per esplorare. Per ora, però è solo un sogno. Ma, del resto, solo mezzo secolo fa una scatoletta da portare sempre con sé, che fosse un collegamento istantaneo con tutto il globo, era una delirante follia.
La storia ci ha insegnato che ciò che oggi è follia, domani sarà il quotidiano.